L'eleganza della verità

L'apparizione disparente

"Davanti alle foto di Stefano mi sono messa a giocare. E ho scoperto almeno due giochi. Il primo, più immediato e irresistibile, è stato quello di lanciarmi in un immaginifico test, e provare a indovinare forme e richiami: ho incontrato visi e corpi e demoni e insetti e paralumi e fili spinati e occhi e angeli e barche e peli e foglie e alieni. Un gioco antico, quello del rispecchiamento e della proiezione, quando si cerca di ritrovarsi, rivedendo parti di sé riflesse oppure frammenti riconoscibili di mondi abitati e abituali. Il nostro sguardo è così abituato alla ricerca dell'”antropomorfo”, anzi del “visomorfo”, che ovunque corre a rintracciare occhi e nasi spartiacque e forse bocche. L'esigenza della simmetria per noi nasce forse anche dallo sguardo, dalla visione binoculare che dona profondità?

E d'altra parte, come in un inedito Rorschach, proprio la simmetria libera le libere associazioni, ma funge anche da catalizzatore del nostro vederci riflessi, specularmente, e del nostro bisogno di riconoscimento di noi stessi e del mondo a noi noto. Ho scoperto il secondo gioco proprio leggendo Ian Stewart, che ne “L'eleganza della verità” dice che “la simmetria (è)... un tipo particolare di trasformazione, cioè un modo di spostare le cose. Se un oggetto ha ancora lo stesso aspetto dopo una certa trasformazione (per esempio se ruotiamo un quadrato di 90 gradi) allora siamo in presenza di una simmetria”.

Cosa persiste nella trasformazione? E quale trasformazione nasce dalla rotazione? Seguendo queste domande ho trovato un modo più sottile e sorprendente di guardare le foto di Stefano: il gioco della “resa creativa”, dell'arrendersi a una bellezza senza nome, dove il noto lascia posto all'ignoto, il visibile all'invisibile. Un disvelamento che non rivela, l'intuizione del riconoscimento che mantiene intatto il suo cuore di mistero, il piacere di un godimento per l'irriconoscibile conosciuto. È questo il contatto con la bellezza che non si lascia ridurre all'abitudine rassegnata, che si alimenta di stupore? Una bellezza accolta così, senza spiegazione, con la sorpresa di arrendersi a una visione nuova. È come un rovesciamento e anche una sfida: invece di cercare il noto nell'ignoto, queste foto provocano la nostra capacità di sostare nell'ignoto e contemplarlo, ci chiedono di essere abitate nel loro esserci, luminoso evanescente rutilante.

Dal vuoto nasce la meraviglia dell'apparizione: Stefano, come sa fare l'artista, estrae dalla matrice originaria, dall'ombra dell'invisibilità, nuovi modi di vivere l'esperienza, e ci collega alla trama nascente di uno sguardo nuovo. “Tende, la bellezza, alla sfericità”, dice Maria Zambrano, ed è una sfericità che richiama il Cosmo, antinomico interlocutore del Caos. Ma noi che siamo umani e così spesso asimmetrici, forse portiamo come nostalgia platonica quella tensione allo sferico perduto, una nostalgia capace però di guardare avanti invece che alle spalle, un riconoscimento di ciò che sappiamo senza saperlo, come accesso alla luce della verità? Cosa persiste nella rotazione? E quale trasformazione nasce dalla rotazione? Non so, ma le foto di Stefano hanno, come apparizioni disparenti, un lucore che persiste, una chiaroveggenza che ci riguarda, tutti".

Pani Galeazzi

Duepuntilab vi invita alla presentazione della mostra fotografica di Stefano Aspiranti in via Solferino 19 a Bologna, piano terra,  il giorno 22 maggio alle ore 18.30. L'invito è scaricabile qui.

Nei giorni 23, 24, 25 maggio la mostra sarà aperta dalle ore 16.00 alle 19.30, in occasione del circuito promosso dalla Fondazione Villa Ghigi,  "Diverdeinverde - giardini aperti della città e della collina".

Giovedì 29 maggio alle ore 19,30 si svolgerà l'incontro “dialogando con le immagini”; saranno presenti l’autore e Pani Galeazzi, psicologo analista.

Da martedì 27 la mostra rimarrà aperta fino a domenica 1 giugno, dalle ore 17.30 alle ore 19.30.